A chi interessa davvero l’Autonomia?
Al termine di una campagna elettorale non particolarmente mordente, e con logiche provinciali completamente a sé stanti, anche in relazione al sistema elettorale profondamente differente, si sono concluse le elezioni regionali 2023 in Trentino Alto Adige/Südtirol.
Non può passare inosservato il dato sull’affluenza, che è stato davvero sorprendente. La Regione ha storicamente dati di affluenza che hanno fatto parlare di una certa disaffezione solo in tempi molto recenti, con suffragi che, nei primi anni 2000 superavano di gran lunga l’80% degli aventi diritto al voto.
Ho voluto fare un confronto tra due province amministrativamente separate e molto diverse per una serie di motivi, in termini di trend di affluenza. I risultati grafici sono di facile lettura, e possono portare a considerazioni fin troppo semplici: se la Provincia di Bolzano ha avuto nelle politiche del 2022 (e storicamente nelle tornate politiche nazionali) un’affluenza inferiore rispetto al Trentino, questo dato di fatto si capovolge quando si è chiamati a votare per le elezioni amministrative.
In particolare, nel 2023 si sono recati a votare più di 7 altoatesini su 10 aventi diritto, e meno di 6 trentini. Un anno fa i trentini avevano votato più dei sudtirolesi di ben 10 punti percentuali. A chi interessa dunque l’Autonomia? Questa considerazione, partorita “a caldo” e forse semplicistica, è però corroborata da un colpo d’occhio sui simboli di partito che si piazzano ai primi posti in Alto Adige: solo 5 consiglieri provinciali saranno di lingua italiana, e la destra (fra cui gli indipendentisti) di lingua tedesca ha totalizzato un buon consenso, pur in uno scenario molto frammentato.
E ai trentini interessa l’Autonomia? Forse meno di quanto si pensi, forse ancora meno di quanto questo istituto sia a rischio nella Provincia Autonoma più meridionale, mentre credo che nessuno si sogni di mettere in discussione l’autonomia altoatesina, tutelata addirittura da Vienna. Il quadro politico che si profila è molto intricato e la formazione del Consiglio Regionale sarà, ancora più che in passato, una vera e propria fusione a freddo.