La Grande Macchia Rossa di Giove: un’icona celeste in evoluzione
La Grande Macchia Rossa di Giove è una tempesta anticiclonica che affascina gli osservatori da almeno 150 anni. Alcuni ne attribuiscono la scoperta a Robert Hooke, un eccentrico inglese che la osservò nel maggio 1664, tuttavia, la descrizione più convincente che ne parlò come una macchia fissa sul disco gioviano si deve al nostro Giovanni Cassini, avvenuta l’anno successivo. In ogni caso, si tratta di un periodo straordinariamente lungo per una tempesta.
E’ individuabile con un piccolo telescopio 22° sotto l’equatore del pianeta, confinata tra due correnti a getto contrarie che la fanno roteare in senso antiorario con un periodo di 6 giorni terrestri (14 giorni gioviani). Il centro della tempesta è relativamente tranquillo, ma i venti più esterni raggiungono velocità comprese tra 430 e 680 chilometri all’ora.
A differenza di un quanto accade sulla Terra, dove gli uragani si indeboliscono rapidamente incontrando le terre emerse, la Grande Macchia Rossa non è soggetta alla forza di attrito (essendo Giove un pianeta gassoso), ed è uno dei fattori che determinano la sua longevità. E’ inoltre capace di ingoiare tempeste più piccole, che contribuiscono ad aumentare la sua energia rotazionale e allo stesso tempo a ridurre temporaneamente il suo diametro.
LA DRASTICA RIDUZIONE
La formazione si sta restringendo da decenni, ma in particolare dal 2012. Qualche anno fa la sua larghezza riprese a crescere, mostrando una forma maggiormente tondeggiante, ma fu un periodo di transizione, perché le osservazioni successive mostrarono una nuova riduzione. Secondo Amy Simon, una scienziata planetaria del Goddard Space Flight Center della NASA, all’inizio del 2023 la Grande Macchia Rossa misurava 14.750 chilometri in lunghezza (asse lungo) e 10.500 in larghezza. Nel frattempo, il noto astrofotografo Damian Peach, usando il programma WinJUPOS su una delle sue immagini acquisite ad alta risoluzione, ne ha calcolato il diametro il 6 novembre 2023 a 12.500 chilometri. Se confermato, l’area anticiclonica sarebbe ai minimi storici, persino più piccola della Terra. La conferma si attende alla fine dell’anno.
L’articolo del 2018 di Simon e del suo team, “Historical and Contemporary Trends in the Size, Drift, and Color of Jupiter’s Great Red Spot,” sottolinea che la tempesta continua a ridursi in dimensioni, con una diminuzione annua di 0,194° in longitudine e 0,048° in latitudine (quasi 1000 Km all’anno). La ragione di questo restringimento rimane oggetto di incertezza.
IL FUTURO DELLA GRANDE MACCHIA ROSSA
Il futuro rimane oggetto di speculazione; se continuerà su questo trend potrebbe assumere alla fine caratteristiche simili agli altri ovali rossi temporanei di Giove, o in un tempo più breve somigliare all’Ovale BA, oggi definito “piccola macchia rossa”. Ad ogni modo, l’articolo sottolinea l’eccezionale privilegio di assistere a questa metamorfosi in un arco temporale così breve, riaffermando il continuo fascino dell’osservazione del gigante del nostro sistema solare.
Insomma, siamo lontani dalla fine del 1800, quando la Grande Macchia Rossa raggiunse i 41.000 chilometri, abbastanza grande da contenere tre pianeti grandi quanto la Terra. L’icona celeste si sta riducendo, ma il fascino di Giove resterà per sempre immutato.
Bibliografia: Historical and Contemporary Trends in the Size, Drift, and Color of Jupiter’s Great Red Spot, skyandtelescope.org, wikipedia.org