La chiave del ritmo circadiano: gli adattamenti genetici dei Neanderthal
Tutti gli esseri umani condividono un’origine comune in Africa, ma le loro strade evolutive si sono differenziate quando i primi umani eurasiatici migrarono verso nuovi ambienti circa 70.000 anni fa. In questi nuovi contesti, gli incontri con gli ominini arcaici come Neanderthal e Denisoviani hanno aperto la porta a scambi genetici che hanno plasmato le caratteristiche biologiche degli esseri umani moderni. Gli ominini arcaici, che vivevano in Eurasia da oltre 400.000 anni, si erano adattati a condizioni ambientali diverse rispetto agli esseri umani moderni. Uno studio innovativo ha esplorato le differenze nei geni circadiani, responsabili dell’orologio biologico, tra esseri umani e Neanderthal, rivelando interessanti adattamenti genetici.
Metodologia e Risultati
I ricercatori hanno identificato 246 geni circadiani e, attraverso l’uso di intelligenza artificiale, hanno individuato 28 geni contenenti varianti potenzialmente influenti negli esseri umani arcaici e 16 geni probabilmente regolati diversamente tra esseri umani moderni e Neanderthal. Questo suggerisce adattamenti funzionali negli orologi circadiani degli ominini arcaici. L’analisi delle varianti genetiche introgresse, trasferite dai Neanderthal agli esseri umani moderni, ha rivelato una correlazione sorprendente con le preferenze di sonno e veglia in una vasta coorte del Regno Unito. Le varianti introgresse hanno costantemente aumentato la propensione al risveglio mattutino, suggerendo un effetto adattativo coerente con le condizioni ambientali delle latitudini più elevate.
Implicazioni e Conclusioni
Questo studio getta luce sui cambiamenti genetici che hanno contribuito all’adattamento degli esseri umani alle condizioni ambientali eurasiatiche. La propensione al risveglio mattutino, derivante dalle varianti introgresse dei Neanderthal, potrebbe essere stata un vantaggio evolutivo a latitudini più elevate, facilitando un allineamento rapido dell’orologio circadiano con i modelli di luce stagionali.
Il principale autore dello studio, John A. Capra, ha sottolineato l’importanza di estendere queste analisi a popolazioni più diverse, esplorare gli effetti in sistemi modello e approfondire la comprensione di altri tratti adattivi. I risultati, pubblicati sulla rivista Genome Biology and Evolution, offrono un’entusiasmante prospettiva sull’evoluzione degli orologi biologici umani e sulle influenze degli ominini arcaici nel plasmare tali adattamenti.