Il leone d’Africa e la fine della I Guerra Mondiale. Il tedesco che vinse con la Germania sconfitta
Ci sono eventi storici conosciuti in linea di massima da tutti, soprattutto quelli più recenti dove magari c’è anche stato modo di avere qualche racconto più o meno indiretto da chi li ha vissuti. Le due guerre mondiali sono certo uno degli esempi. Grazie agli anziani e ai loro racconti abbiamo potuto recuperare dettagli e sensazioni che i libri di storia non ci hanno passato. Spesso ci sono sfumature e tanti fatti curiosi, magari non raccontati, ma ci sono anche personaggi e storie che comunque vengono offuscate dall’evento in se e/o con il tempo vengono perse.
Oggi vogliamo parlare di una curiosità che ha riguardato l’ultimo periodo della prima guerra mondiale e quindi parliamo del 1918. Ricordiamo che i principali paesi belligeranti rimasti a quella data erano Francia, Italia, Gran Bretagna contro Germania e Austria-Ungheria. La Russia nel frattempo si era ritirata con la rivoluzione del 1917, mentre gli Stati Uniti erano entrati in corsa sempre nel 1917.
Andiamo alla Germania o meglio all’Impero tedesco. Il Paese dell’Europa centrale si era unificato da poco, 1871, ancora dopo l’Italia, quindi l’impero tedesco allo scoppiare della prima guerra mondiale era un paese che non aveva neppure 50 anni. Fra le potenze europee era quella che si era affacciata nel mondo delle colonie senza eccessi, anche perché il grosso era stato già spartito fra inglesi e francesi.
Nonostante questo, seppur la cosa non è molto conosciuta, anche la Germania aveva il suo piccolo impero coloniale e ambiva al suo “posto al sole”, come tutte le grandezze europee che già scalpitavano nel vecchio continente. Fra le colonie africane più note c’era sicuramente la Namibia. Il ricordo colonialista tedesco è anche sbiadito perché con la sconfitta della prima guerra mondiale, nella conferenza di pace, le sue colonie le furono tutte tolte.
Durante la prima guerra mondiale, oltre ai fronti di guerra europei, c’era anche qualche riflesso nelle colonie. Qui andiamo a trovare un personaggio particolare: il generale tedesco Paul von Lettow-Vorbeck. L’ufficiale, nato a Saarlouis, una cittadina tedesca al confine con la Francia, era figlio di un militare e intraprese anche lui la carriera del padre entrando nell’accademia militare di Postdam. Si tratta di un personaggio molto controverso della storia che venne soprannominato “Leone d’Africa”. Partecipò nel 1900 in Cina, con le forze internazionali, a sedare la rivolta dei Boxer. Nel 1904 fu mandato in Namibia, colonia tedesca, per sedare alcune rivolte locali, purtroppo finite nel sangue e in genocidio. A quei tempi di fatto tutti i paesi europei con colonie si macchiarono di quei crimini, Italia inclusa.
Torniamo però al periodo del primo conflitto mondiale, premettendo che la conferenza internazionale di Berlino del 1885 aveva messo proprio alcuni paletti sulle colonie. Di fatto i grandi paesi europei avevano posto una sorta di neutralità fra le colonie in caso di guerra in Europa. Von Lettow aveva dunque il solo compito di presidiare il suo territorio. Era di stanza nell’Africa Orientale Tedesca, corrispondente oggi agli attuali: Tanzania, Ruanda e Burundi.
Nonostante gli accordi di neutralità ci furono scaramucce fra inglesi e tedeschi già dal 1914. Von Lettow aveva a disposizione solo 5.000 uomini (Schutztruppe), di cui 2.500 volontari tedeschi e 2.500 ascari (cioè africani). Nonostante questi piccoli numeri tenne testa agli inglesi in più occasioni, grazie a tecniche di guerriglia che evitavano di fare scoprire troppo l’esercito. Le risorse erano molto contingentate, visto anche le notevoli perdite tedesche in Europa, ma il generale era convinto che tenere testa agli inglesi in Africa potesse essere un escamotage per influenzare anche i fronti europei.
L’11 Novembre 1918 la Germania capitolò e fu l’ultimo giorno di guerra. Il generale Von Lettow non fu informato di questa decisione del governo tedesco. Decisione che aveva chiuso definitivamente il primo conflitto mondiale dopo 1.517 giorni e milioni di morti. In Africa le scaramucce invece continuarono fino al 25 novembre e i tedeschi oltre a difendersi avanzarono anche su nuovi territori nemici restando imbattuti per tutto il conflitto. Von Lettow sarà l’unico generale tedesco a non riportare sconfitte durante la prima guerra mondiale. La sua capacità strategica gli fu riconosciuta dagli stessi inglesi, quando per forza di cose dovette arrendersi venuto a conoscenza dell’armistizio.
Von Lettow ottenne tutti gli onori in patria, nonostante la Germania fosse allo stremo e un paese sconfitto. Il generale tedesco, nonostante gli atti di genocidio durante le rivolte, aveva un ottimo rapporto con gli ascari a tal punto che gli erano molto fedeli. E’ nota anche una sua frase detta al suo esercito “siamo tutti africani” e considerava i suoi uomini come tali e non come carne da macello in guerra. Diverse memorie parlano della disperazione di alcuni ascari quando Von Lettow dovette lasciare la colonia per il passaggio di mano agli inglesi.
Dopo la guerra partecipò alla vita politica della ricostruendo Germania, ma prese le distanza dal Nazismo, anzi pare sia anche noto il fatto che abbia mandato, senza mezzi termini, letteralmente a stendere il Fuehrer. Dopo la sua morte gli sono state dedicate diverse vie, seppur poi sia nato il dibattito sul fatto che comunque si fosse macchiato di atti di genocidio. Alcune città infatti hanno rimosso l’intitolazione. Fra le curiosità gli è stato anche dedicato una specie di dinosauro scoperta in Tanzania: Dysalotosaurus lettowvorbecki.
Concludiamo con una altra curiosità dell’ultimo giorno di guerra in Europa e cioè l’11 novembre 1918. Anche l’ultimo giorno si perpetrò l’assurdità di questa guerra con sangue versato inutilmente fino all’ultimo minuto. L’accordo fra le parti fu firmato alle 5 del mattino e i comandanti furono avvertiti di ciò, nonostante questo fra le 5 e le 11 del mattino, quando venne ufficializzata la cosa, ci furono fra entrambe i fronti quasi 3.000 vittime. Assurdo.
Fonti: The Great War, WikiSource English, Gruppo di Lettura di L. Gavazzi