Scienza e sfiducia, nuove strategie di comunicazione
Negli ultimi anni, il fenomeno delle fake news ha assunto proporzioni globali, minacciando la verità e la fiducia nell’informazione. Affrontare questo problema richiede sforzi collettivi per sviluppare strategie di riconoscimento e resistenza contro la diffusione della disinformazione. La recente pandemia di Covid-19 ha evidenziato un numero elevato di persone sfiduciate dalla scienza. Vengono definiti “complottisti“, ossia coloro i quali sostengono teorie non verificabili, prive di prove sufficienti.
LE TEORIE DEL COMPLOTTO
Le teorie del complotto esistono in ogni ambito, alcuni dei quali sono particolarmente noti; dalle scie chimiche al terrapiattismo, dai vaccini ai cambiamenti climatici di origine antropica, passando per gli alimenti geneticamente modificati. E così via. Ricerche recenti indicano che le persone che diffidano della scienza spesso credono di comprenderla, anche se non sono particolarmente ben informate. In un’era digitale, dove la produzione di contenuti è accelerata, l’alfabetizzazione mediatica diventa un’abilità fondamentale. Inoltre, coloro che rifiutano la scienza possono trarre soddisfazione psicologica formulando spiegazioni alternative difficilmente confutabili, spesso nella forma di teorie del complotto.
Una sfida significativa nella comunicazione scientifica è il fenomeno del bias di conferma, in cui le persone tendono a ignorare o evitare informazioni che contrastano le loro convinzioni. Inoltre, la mancanza di fiducia nei messaggeri scientifici contribuisce alla resistenza alle informazioni.
STRATEGIE INNOVATIVE
Affrontare questo dilemma richiede strategie innovative. Una soluzione potrebbe essere enfatizzare l’importanza del messaggero oltre al messaggio, poiché alcuni gruppi, come i professori universitari, sono più fidati nella comunicazione scientifica rispetto ai politici. Troppo spesso la comunicazione passa attraverso persone non propriamente qualificate, infondendo sfiducia. Comunicare la posizione consensuale su questioni scientifiche potrebbe anche aiutare, contrastando le convinzioni erronee sulla prevalenza di opinioni non condivise.
Un approccio complementare è preparare le persone alla disinformazione attraverso il “prebunking“, anticipando le obiezioni e “vaccinando” contro le strategie utilizzate per promuovere idee errate. Questo potrebbe aiutare a mitigare l’effetto di influenza continua, in cui ogni tentativo di smentire la disinformazione la amplifica ulteriormente.
EDUCAZIONE DAI MEDIA
Integrare corsi di educazione media nei programmi scolastici può svolgere un ruolo chiave nell’insegnare ai giovani come analizzare criticamente le informazioni online. Una società ben informata è una società resistente alle false narrazioni, perché sostenere l’etica dell’informazione è fondamentale. I giornalisti e i media devono impegnarsi nella trasparenza, nell’attribuzione accurata delle fonti e nella verifica rigorosa dei fatti.
Tuttavia, nessuna strategia può garantire il successo completo. La comunicazione scientifica potrebbe dover adattarsi a contesti diversi, con particolare attenzione a questioni stabilite con il consenso degli esperti o nuove scoperte in campi in rapido cambiamento. Sottolineare l’incertezza in questi ambiti può contribuire a sminuire l’obiezione alla mutabilità delle informazioni scientifiche nel tempo.
Nonostante le sfide, la ricerca sulla comunicazione scientifica suggerisce che vale la pena sforzarsi di coinvolgere anche coloro che sono disimpegnati. Una comunicazione efficace può essere la chiave per superare le barriere di fiducia e convincere gli scettici della validità scientifica, contribuendo a costruire una società più informata e consapevole.