Marte, dai crateri da impatto nuovi indizi sugli antichi sistemi fluviali
Marte, sebbene oggi un deserto, conserva evidenze di corsi d’acqua passati, tra cui valli fluviali che si sono formate più di 3 miliardi di anni fa. La datazione precisa di questi sistemi è cruciale per comprendere l’abitabilità passata del pianeta rosso. Alexander Morgan, ricercatore presso il Planetary Science Institute, ha utilizzato crateri da impatto come veri e propri orologi geologici e la sua ricerca, pubblicata su Earth and Planetary Science Letters, offre nuove prospettive sulle condizioni che potrebbero aver favorito la vita.
Utilizzando i crateri da impatto come punto di riferimento, Morgan ha stabilito limiti massimi di centinaia di milioni di anni per l’era di formazione di questi bacini idrografici. Questo approccio ha contribuito a definire il periodo durante il quale le valli erano attive, fornendo importanti informazioni sulla stabilità dell’acqua liquida sulla superficie marziana.
UNA LENTA EROSIONE
La scoperta suggerisce che i fiumi su Marte si erodevano lentamente, proprio come accade ad alcune aree desertiche sulla Terra. Questo potrebbe essere dovuto all’accumulo di massi nel letto dei fiumi, limitando l’erosione, o alla rarità delle piene, con i fiumi attivi solo lo 0,001% del tempo. Questo scenario suggerisce che le condizioni idrologiche sul pianeta rosso erano estremamente variabili, con periodi aridi intervallati da brevi episodi di attività fluviale.
Morgan ha anche sottolineato che le condizioni climatiche sul primo Marte erano complesse e variabili, simili alle variazioni climatiche sulla Terra nel corso della sua storia. La scoperta apre la strada a una comprensione più dettagliata delle dinamiche climatiche e idrologiche di Marte, contribuendo a fugare le semplificazioni precedenti riguardo al clima marziano primordiale.
Con le future missioni Artemis della NASA in programma, l’esplorazione del pianeta rosso potrebbe portare ulteriori rivelazioni sulla sua storia e sulla possibilità di vita passata. Morgan rimane ottimista riguardo alle opportunità offerte da queste scoperte per comprendere meglio le complesse e varie condizioni ambientali che hanno caratterizzato il passato del quarto pianeta del Sistema Solare.