Published On: Dom, Set 22nd, 2024

Alluvione Romagna 2024: riflessioni

Provo a fare alcune riflessioni alla luce degli eventi in Emilia – Romagna di questi giorni. Sono reduce dall’esperienza di giugno in Valle d’Aosta, ma anche per via del mio percorso di studi, del mio lavoro e del volontariato ho avuto modo di “incrociare” diversi fenomeni alluvionali e quindi vorrei esprimere qualche ragionamento. Alcuni media e alcuni social non ci aiutano certo a fare un quadro scevro da pregiudizi e disinformazione e ahimè dalla propaganda.

Fortunatamente, come in Valle d’Aosta, anche in questo evento non ci sono state vittime e anche questo è un segno che le allerte, le attività di prevenzione, le evacuazioni a cura delle amministrazioni comunali, che si prendono grandi responsabilità, sono state utili ad evitare situazioni peggiori.

Spiace un pò sentire polemiche, quando è ancora in corso l’emergenza, un Paese dovrebbe essere unito e lasciare da parte i colori politici in questi momenti. Queste cose non fanno bene alla politica, non fanno bene ai cittadini, non fanno bene a nessuno.

Tornando al punto di vista tecnico lo sappiamo tutti, dati ISPRA alla mano, che circa il 95% dei comuni italiani sono a rischio idraulico-geologico. Non è una novità e neppure dipende dai cambiamenti climatici. Basta aprire il libro delle memorie e solo nel secolo scorso ci sono lunghi elenchi di eventi calamitosi da nord a sud. Cito un anno notto ai più ed il il 1951 con la terribile alluvione del Polesine e quella in Calabria. Un territorio fragile e spesso malamente urbanizzato non può che essere soggetto e sempre lo sarà a questi eventi. Qualcuno dice “basterebbe tornare a pulire i boschi ecc”, ma per alcuni eventi non c’e rametto o alberello che tenga, perchè le magnitudo dei fenomeni estremi sono ampiamente maggiori di quello che può ostruire la vegetazione. Basta andare a vedere le enormi frane scese da alcuni versanti per capire che togliere o meno un rametto non cambia nulla.

Bisogna anche dire che un territorio che ha già subito una recente alluvione sarà di certo ancora in disequilibrio e quindi sarà maggiormente soggetto a nuove colate ed esondazione. Spesso i lavori vengono fatti in somma urgenza e non c’è il tempo di fare lavori definitivi, perché l’importante è mettere in sicurezza almeno ad un livello accettabile per ridurre il rischio.

Sento dire che in un anno non è stato fatto granché. Ma per chi lavora con la burocrazia in tempi ordinari, sa benissimo che autorizzare una cassa di espansione non è certo una cosa che si fa in due giorni, oltre che va progettata, costruita e collaudata. Inoltre il perimetro dei questo evento non è esattamente quello dello scorso anno. Come diceva un mio prof. del Politecnico, questi eventi statisticamente toccano, un pò tutte le valli italiane, è solo questione di tempo.

Su questi tema bisognerebbe però fare anche affermazioni impopolari. In certe aree dove si è costruito all’interno dei corsi d’acqua o sotto frana, purtroppo non è così facile realizzare opere di protezione. Negli anni ’70, soprattutto al Sud, si usava delocalizzare addirittura interi comuni dell’Appennino, forse arrivare a tanto è troppo, ma siamo sicuri che forse costerebbe meno spostare alcuni insediamenti umani piuttosto che arrovellarsi in soluzioni che mitigano solo in parte il rischio e con costi enormi?

Comunque sarebbe sufficiente sfogliare, ogni anno, i giornali in archivio e vedere che puntualmente in autunno e in primavera succedono questi eventi oppure in inverno nelle aree in cui i picchi di precipitazioni sono in quella stagione. Puntualmente ogni anno, con i cambiamenti climatici che scaldano maggiormente le acque del Mediterraneo stiamo assistendo a quantitativi maggiori di acqua rilasciati per via di una maggiore energia accumulata nell’acqua del mare. Seppur a livello annuale non si notano grandi differenze in termini di accumulo totale, sembrerebbe che gli eventi hanno più carattere temporalesco e rilasciano quantità maggiori. I territori non sono quindi “pronti” a questi quantitativi di acqua che cadono in pochi minuti e quindi i versanti devono trovare nuovi equilibri.

Lasciamo al lettore le riflessioni citando e scomodando il genio di Leonardo da Vinci che fece una affermazione che cito spesso: “l’acqua disfa li monti e riempie le valli e vorrebbe la terra in perfetta sfericità, s’ella potesse”

In conclusione come ci dimenticheremo di questi temi fra qualche giorni, sembra che abbiamo rimosso un altro rischio, ancora peggiore, che è quello sismico. Noi tecnici dei rischi naturali, faremo forse le Cassandre, ma su questi temi non è si mai fatto abbastanza e gli interventi strutturali, avendo effetti concreti sul lungo periodo, non hanno abbastanza appeal per la politica che guarda al mandato in corso. Ricordiamo in ultimo che i costi sociali e ambientali per questi eventi sono estremamente enormi, ma i più sembrano non preoccuparsi.

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45