Emilia Romagna, gli eventi meteo di Maggio non sarebbero stati causati dal cambiamento climatico
Il mese scorso l’Emilia Romagna, ed in particolare le province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini hanno vissuto tre distinti eventi di forte maltempo con conseguenti inondazioni. Il primo dei 3, accaduto il 2 Maggio, si è verificato dopo due anni di siccità, durante i quali i corsi d’acqua erano ridotti ai minimi storici. L’accumulo pluviometrico totale ha causato lo straripamento di 23 argini fluviali e di un bilancio catastrofico: oltre 400 frane, comuni quasi sommersi e perdite di vite umane.
Per attribuire un evento meteorologico estremo come un’ondata di caldo o un alluvione al cambiamento climatico, è necessario effettuare uno studio di attribuzione. La scienza dell’attribuzione fornisce un quadro metodologico per valutare il grado di influenza del cambiamento climatico su un evento meteorologico. Per gli eventi in Emilia, scienziati provenienti dall’Italia, dalla Francia, dagli Usa e dal Regno Unito, hanno utilizzato metodi sottoposti a revisione paritaria per eseguire uno studio di attribuzione pubblicato dall’università britannica dell’Imperial College of Science, Technology and Medicine.
La valutazione finale, esclusi gli impatti sulla vita umana e sui mezzi di sussistenza, mostrano che gli eventi hanno determinato 17 vittime, tra cui soprattutto anziani, e circa 50.000 sfollati. Un dato che evidenzia come la disabilità e la limitata percezione del rischio abbiano esacerbato gli impatti.
LO STUDIO: QUANTO C’ENTRA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO?
Gli scienziati fanno presente che nonostante le forti piogge avvenute nei primi 21 giorni abbiano tempi di ritorno enormi con una probabilità che si verifichino dello 0,5%, la tendenza esaminata attraverso 60 stazioni meteorologiche con dati coerenti di almeno 60 anni, hanno mostrato una tendenza al ribasso delle precipitazioni primaverili. Il cambiamento climatico di origine antropica, pertanto, ha diminuito il numero dei sistemi di bassa pressione nel Mediterraneo, con conseguente riduzione delle precipitazioni intense, compensando l’aumento dovuto ad una maggior energia a causa dei valori termici più elevati.
Per determinare se non vi sia effettivamente alcuna tendenza dovuta al cambiamento climatico indotto dall’uomo o se una tendenza sia mascherata da cambiamenti in altri fattori di precipitazione, come cambiamenti nell’uso del suolo o cambiamenti negli aerosol, i ricercatori hanno esaminato lo stesso evento attraverso 19 modelli climatici, con e senza l’azione antropica. Ebbene, nessuno di essi ha mostrato un cambiamento significativo nella probabilità o nell’intensità del verificarsi di un tale evento.
Ciò suggerisce che, contrariamente alla maggior parte del mondo, in Emilia-Romagna in primavera non si registra alcun aumento sistematico delle precipitazioni abbondanti.
Quello che con tutta probabilità ha influito maggiormente, secondo quanto si apprende dallo studio, è la rapida urbanizzazione e il tessuto urbano sempre più denso, che hanno limitato le aree di drenaggio dell’acqua e aumentato il rischio di inondazioni. Tuttavia, secondo gli esperti, si è trattato di un evento estremamente raro al quale le infrastutture avrebbero faticato in qualsiasi regione del mondo. A prescindere dalla manutenzione, che indubbiamente è sempre indispensabile.
Esistono molte opzioni di adattamento resistenti a molteplici tipi di eventi estremi (ad es. siccità, caldo, inondazioni) e hanno anche benefici per il benessere della società e la biodiversità, aumentando la resilienza di questa regione agli eventi estremi futuri. Le soluzioni basate sulla natura, la protezione sociale e il miglioramento della pianificazione urbana sono solo alcuni esempi.
Bibliografia:
Imperial College London, lo studio completo
PER APPROFONDIRE
- La responsabilità dell’uomo nel cambiamento climatico
- La scienza inascoltata dei cambiamenti climatici