Fame e obesità, tra carenza di cibo e spreco alimentare
Ogni anno la fame nel mondo provoca la morte di 1 milione di bambini sotto i 5 anni, mentre 350 milioni di persone non hanno a diposizione fonti di cibo necessario al corretto sostentamento, e circa 800 milioni di persone nel mondo soffrono di fame. Eppure se guardiamo i dati relativi alla produzione di cibo mondiale, scopriamo che esse risultano essere addirittura in eccesso, tanto che ogni anno viene sprecata una quantità di cibo pari al 17% della produzione totale, che corrisponde ad oltre 900 milioni di tonnellate di cibo, che letteralmente viene buttato. A livello globale vengono gettati 121 chilogrammi di cibo a testa l’anno, con 74 chilogrammi a livello familiare. Uno spreco che ha sostanziali impatti ambientali, sociali e economici. Uno spreco enorme, capace solo esso di riuscire a salvare la vita a migliaia di persone che invece muoiono proprio a causa della malnutrizione.
In Italia vengono buttati mediamente 27 kg di cibo all’anno per persona, ciò equivale a 9 miliardi di euro di cibo che va a finire nella spazzatura.
Tutto questo squilibrio è causato dalla difficoltà in alcune aree del mondo a produrre o comunque a reperire il cibo. E nonostante l’obiettivo firmato nel 2015 da parte delle Nazioni Unite per porre fine alla fame entro il 2030, favorendo l’agricoltura sostenibile ed una migliore suddivisione e distribuzione del cibo a livello globale, ad oggi tale obiettivo sembra allontanarsi sempre di più, ed appare come un miraggio.
Causa anche delle varie crisi economiche, dalla pandemia di Covid-19 alla guerra in Ucraina e le difficoltà a sviluppare una agricoltura sostenibile, che richiede oltre all’impegno, forze lavoro qualificate ed istruite. Ma nei paesi sottosviluppati, tali obiettivi non sono facili né ad essere attuati né si possono raggiungere in un breve periodo.
L’altra faccia della medaglia è che i paesi più sviluppati che producono cibo in quantità maggiori di quello che realisticamente riescono poi a consumare, si ritrovano con una percentuale di popolazione che deve combattere l’obesità e tutte le malattie che essa comporta. Secondo i dati forniti da un recente studio dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dal 1980 ad oggi oltre 2 miliardi di persone nel mondo sono in sovrappeso e circa 600 milioni sono obese. Valori praticamente triplicati in solo 30 anni. Ad oggi circa il 15% della popolazione mondiale è obesa contro il 10% di quelle che soffrono la fame, e la maggior parte della popolazione mondiale vive in paesi in cui il sovrappeso e l’obesità uccidono più persone di quelle in cui si soffre la fame. Il sovrappeso e l’obesità sono collegati a più morti in tutto il mondo rispetto al sottopeso. A livello globale ci sono più persone obese che sottopeso: questo si verifica in ogni parte del mondo, ad eccezione di parti dell’Africa subsahariana e dell’Asia.
Secondo i dati del WHO (World Heat Organization) 39 milioni di bambini sotto i 5 anni erano in sovrappeso o obesi nel 2020, ed in media muoiono per l’obesità e le malattie che da esse derivano ben 1,2 milioni di persone all’anno.
Mentre sono circa 7,5 milioni i morti legati alla carenza di cibo.
In totale la malnutrizione (obesità + scarsità di cibo) causa ogni anno 8,7 milioni di vittime.
Per fare un raffronto la pandemia di Covid-19 in 3 anni ha ucciso 7 milioni di persone, mentre la malnutrizione ha causato negli stessi 3 anni 24 milioni di decessi, praticamente quasi 4 volte di più rispetto alla pandemia.
Come mai per una pandemia che in media ha ucciso 2,3 milioni di persone all’anno si sono prese decisioni talmente drastiche da bloccare e causare una crisi economica mondiale, mentre si fa e si è fatto ben poco, o comunque troppo poco per cercare di limitare i morti causati dalla malnutrizione sia essa sovrabbondanza o mancanza di cibo? Ovvio che le decisini drastiche attuate durante la pandemia sono servite a contenere il numero delle vittime, ma non ci dovrebbe essere lo stesso impegno per contrastare le vittime provocate dalla cattiva o mancata nutrizione?
La malnutrizione uccide 4 volte di più della pandemia, ma la pandemia è fortunatamente oggi un ricordo mentre la malnutrizione continua ad aumentare.
Aumenta l’obesità ed aumenta la fame nel mondo, e di concreto per fermare questa mattanza in realtà finora si è fatto ben poco.
Solamente negli USA la spesa media annuale per contrastare gli effetti e le malattie causate dell’obesità pari a 147 milioni di $, in media ogni americano spende 2.400 $ per mangiare, e poi 1.400 $ per contrastare l’obesità, ma poiché non tutti sono obesi e quindi non tutti spendono soldi per l’obesità, paradossalmente c’è gente che spende più per curare l’obesità che per mangiare!!!
Alla fine spendiamo 2 volte, sia per mangiare, che per porre rimedio ad una cattiva alimentazione o ad un’eccessiva quantità di cibo disponibile.
Quello degli Stati Uniti è un esempio per far comprendere meglio che il cibo in sovrabbondanza o in scarsità porta:
- ad aumentare la spesa per approvvigionarsi del cibo;
- ad un aumento dei costi per contrastare gli effetti negativi del cibo.
Chi ci guadagna in tutto ciò è ovviamente il mercato globale, da una parte chi produce cibo, in quantità eccessive, dall’altra chi poi vende farmaci per curare obesità e malnutrizione.
Altrimenti quale necessità avrebbero le industrie a produrre cibo in abbondanza se poi il 17% del cibo viene puntualmente buttato? Molti Paesi non hanno la forza economica per acquistare cibo, come non dispongono di mezzi e strutture per produrre cibo a succifenza. Negli USA si spende in cibo il 6,5% del budget familiare, in Italia il 14,2% contro il 56,6% della Nigeria, ultima in questa graduatoria.
Tutto ciò dunque avviene per il profitto, in quanto non si produce di più per contrastare ed azzerare la fame nel mondo, nessuno produce per regalare cibo ai Paesi più affamati, ma lo si fa per permettere a chi ha più disponibilità economica di acquistare sempre più cibo, sprecandolo, ingozzandosi a tal punto da dover poi spendere altri soldi per curare l’obesità. Tutto questo non ha senso, soprattutto se si considera che molte persone non hanno accesso diretto a fonti di cibo.
Come ovviare a tutto ciò? Con molta probabilità, solo fermando questo circolo vizioso, distribuendo la produzione di cibo in maniera omogenea nel mondo e migliorando le condizioni economiche e sociali dei paesi sottosviluppati, educando tutti ad una cultura del cibo, si potrà davvero porre fine alla “pandemia” causata dalla malnutrizione ed evitare o quanto meno ridurre drasticamente gli 8,7 milioni di vittime che si registrano ogni anno sul nostro pianeta.
Riferimenti & bibliografia
Save the Children; Food Waste Index Report; World Food Programm; USDA; FAO; World Health Organization