Il mito di Scilla e il Ponte sullo Stretto (non compatibile)
Se parliamo di Scilla e Cariddi quasi tutti sanno di cosa stiamo parlando. Sono i due mostri marini che albergano fra i fondali dello Stretto di Messina. Ovviamente non esiste nessun mostro, ma questi erano i racconti dell’Odissea che è uno dei grandi poemi epici che abbiamo studiato quasi tutti a scuola.
Il mostro di Scilla dovrebbe albergare nella località omonima della cittadina calabrese che si trova sulla costa tirrenica meridionale della Calabria. In particolare si dovrebbe trovare in una grotta nei fondali marini proprio al di sotto della rocca dove sovrasta il Castello Ruffo. Questo mostro, simile ad sorta di sirenetta, ha il busto di donna e il tronco dotato di sei teste di feroci cani latranti. Insomma un mostro terribile. Ovidio un po’ di tempo dopo, nelle sue Metamorfosi, ci racconterà come mai Scilla divenne una creatura orribile. Ci sono diverse versioni su questa leggenda, ma la spiegazione scientifica è comune. Sì proprio una spiegazione scientifica.
Torniamo però in sintesi al mito. Scilla era una bellissima ninfa che soleva farsi il bagno nelle acque dello Stretto di Messina. Di questa fanciulla si innamorò il giovane Glauco figlio di Poseidone. Il ragazzo andò così dalla Maga Circe (promontorio del Circeo nel Lazio), nota per le sue capacità di fare incantesimi, a chiedere una pozione per fare innamorare Scilla. La Maga però si invaghì del giovane, la quale però venne rifiutata da Glauco. Così Circe per vendetta trasformò Scilla in un mostro. Quando la fanciulla, specchiandosi nella acque dello Stretto, si scoprì un mostro, disperata andò a nascondersi per sempre nei fondali. Così la rabbia della ninfa, ormai diventata una creatura immonda, si sfogò con le navi che passavano da quelle parti diventando il terrore di tanti marinai.
Torniamo però alla spiegazione scientifica. La zona dello Stretto è un luogo molto particolare dove spesso si generano forti correnti in base ai venti e alla circolazioni marine fra i due mari Jonio e Tirreno. In particolare poi durante le mareggiate alte onde si scontrano sulle coste che sono le montagne calabresi che scendono a picco nel mar Tirreno. Per secoli, durante questi fenomeni, molte imbarcazioni sono state letteralmente sbattute contro le rocce e i naufragi furono innumerevoli. Fu così che questi fenomeni furono “giustificati” con l’esistenza di Scilla, il nostro marino che dai fondali marini era la rovina di molte marinai.
Di fronte a Scilla, a Capo Peloro sulla costa siciliana, esisteva poi il mostro marino di Cariddi che aveva una grande bocca e che era anch’esso l’angoscia di tanti marinai. Questo mostro spiegava il fenomeno dei vortici marini creati nello Stretto anch’essi problematici per la navigazione e che crearono incidenti.
Che hanno però a che fare con il Ponte sullo Stretto i mostri marini appartenenti a leggende del passato che spiegavano alcuni fenomeni fisici? Dovrebbero innanzitutto farci riflettere sulla particolarità del territorio in cui si vuole realizzare questa grande opera. Lo Stretto è un’area molto complessa dal punto di vista morfologico che è anche sede di una devastante faglia che nel 1908 ha generato un sisma con annesso maremoto che ha mietuto circa 80.000 vittime. Dunque esisterebbe un “terzo mostro” che lavora in questo braccio di mare.
Il passato ci parla, spesso chiaramente, e sono molti i toponimi italiani e le leggende che ci raccontano i fenomeni dovuti ai rischi naturali che i nostri avi hanno visto e hanno cercato in qualche modo di spiegare e di lasciare ai posteri. Frane, valanghe, terremoti, inondazioni trovano spesso nomi in varie località. Un’interessante approfondimento sul tema lo fa qui una rivista istituzionale.
Torniamo al Ponte sullo Stretto che, secondo fonti istituzionali, dovrebbe veder posare la prima pietra nell’estate 2024. Di certo GeoMagazine.it continuerà a monitorare l’evoluzione della vicenda. Mentre scriviamo però non esiste nessun giudizio di compatibilità ambientale del progetto definitivo in essere che risale al 2011. Andando sul sito del Ministero dell’Ambiente, chiamato oggi MASE e cioè Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, troviamo solamente i documenti relativi al progetto del 2011 che come detto, sempre da fonti istituzionali, va rivisto e aggiornato. Di questo aggiornamento nel procedimento di Valutazione Ambientale non vi è traccia, almeno per il privato cittadino che vuole conoscere un procedimento pubblico. Ovviamente non vi è nulla perché le integrazioni non sono state ancora consegnate ufficialmente.
Troviamo quindi solo un parere, numero 1185, che risale al 15 marzo 2013 dove di fatto non viene rilasciato nessun parere di compatibilità ambientale, anzi viene scritto che il progetto sarà certamente dannoso per l’area protetta che insiste sullo Stretto (SIC e ZPS della Rete Natura 2000). Dunque dal punto di vista tecnico una incidenza negativa nel processo di Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA), una procedura che è obbligatoriamente richiesta per ogni progetto ricadente in una area protetta. Il Ponte ricade in questa situazione. Saremo davvero curiosi di sapere quali saranno le modifiche progettuali, delle quali ad oggi non vi è dato sapere, e dovrebbero essere quelle che supereranno questi pareri negativi. Il tempo però stringe e solitamente negli iter normali che le comuni imprese e i cittadini affrontano ogni giorno i tempi sono molto dilatati. Le risposte, lo sappiamo, non sono così rapide perché sono necessari spesso giusti approfondimenti. A maggior ragione, in una opera così importante e ritenuta strategica, vedremo dunque come si affronterà la questione, ma ci viene anche da pensare che potrebbero esistere “figli e figliastri” nei procedimenti autorizzativi.
Immaginiamo dunque che bisognerà “forzare” la normativa per ottenere un parere positivo di una così grande opera in poco tempo, ma i cittadini dovranno essere puntualmente informati che il Ponte sacrificherà senza ombra di dubbio uno dei luoghi più fragili del nostro Paese. Non lo diciamo noi, ma la Commissione Tecnica di Verifica dell’impatto ambientale del Ministero del 2013 che era composta da importanti tecnici indipendenti che hanno firmato e alcuni scritto chiaramente vicino alla propria firma che sono contrari alla compatibilità ambientale. Di certo un atto di coraggio nel nostro Paese.
A proposito di questo sacrificio, dietro ad una analisi costi benefici non ben quantificata, c’è un motivo morale che gli amministratori devono spiegare ai cittadini, ma dubitiamo che la moralità sia una priorità per alcuni di essi. Cosa penserà dunque Scilla di questo nuovo “mostro di cemento” di fronte casa sua, si arrabbierà ancora di più? Staremo a vedere, ma nel frattempo abbiamo chiesto una rappresentazione all’intelligenza artificiale e l’abbiamo messa nell’immagine di copertina dell’articolo.
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Fonti consultate: Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Turismo Reggio Calabria, Odissea, Environnement