Thailandia, Covid-19 e migrazione record di elefanti “disoccupati”
Esiste un villaggio nel nord della Thailandia, Huay Pakoot, dove intere generazioni di mahut hanno allevato elefanti nel corso dei secoli. Da questo luogo, molti allevatori cominciano un’avventura di lavoro insieme ai mammiferi giganti, spostandosi nei parchi divertimento o nei santuari per intrattenere i turisti desiderosi di guardare gli spettacoli.
La pandemia di Covid-19, tuttavia, ha paralizzato i viaggi intercontinentali e ha chiuso numerosi parchi, e i circa 3000 elefanti sono rimasti senza un lavoro da svolgere. Alcuni esemplari, complice le mancate entrate, hanno rischiato di morire di fame, e per tale motivo sono stati riportati nel luogo d’origine. Hanno viaggiato per lungo tempo e a tornare nella provincia settentrionale di Chiang Mai sono stati in 1000 negli ultimi due mesi, in quella che è considerata una migrazione da record. Il villaggio contiene solitamente meno di 10 elefanti, ma oggi, a causa della pandemia, ce ne sono oltre 90.
Le vaste foreste che circondano il villaggio sono state sgombrate per fare spazio alla coltivazione del mais e non c’è nulla per sostenere le esigenze di un allevamento così grande.
Gran parte degli elefanti restano nella foresta di notte, ma talvolta fuggono e vagano per le proprietà, rischiando di incorrere nell’ira dei residenti che cercano di difendere i propri raccolti.
Sono stati anche segnalati conflitti territoriali, con almeno due feriti in un combattimento.
Per i mahout che hanno compiuto il lungo viaggio verso casa per evitare la fame, trovare 300 chilogrammi di piante per ogni elefante – la loro dieta quotidiana media – è una sfida.
L’acquisto di alimenti sufficienti può costare all’incirca 500 baht al giorno (15 dollari), e non possono farsene carico.
La soluzione, per molti allevatori, è quella di rivolgersi all’industria del disboscamento illegale che opera intorno al confine tra Thailandia e Myanmar.
Per molti mahut, tuttavia, vedere tanti elefanti è una gioia. In questa parte di mondo, gli animali non solo rappresentano una fonte di guadagno, ma sono visti come “fratelli e sorelle”.