Marte e la sua atmosfera “incandescente”
La sonda dell’Agenzia spaziale europea “Eso Mars Trace Gas Oriter“, ha osservato un bagliore verde brillante prodotto dall’ossigeno dell’atmosfera di Marte. Un fenomeno che gli astronauti della Stazione Spaziale (ISS) osservano da tempo intorno alla Terra, ma che per la prima volta viene osservato su un altro pianeta.
Sulla Terra l’ossigeno incandescente viene prodotto durante le aurore polari quando gli elettroni energetici provenienti dallo spazio interplanetario colpiscono l’atmosfera superiore.
Studiare il bagliore delle atmosfere planetarie può fornire una grande quantità di informazioni sulla composizione e la dinamica di un’atmosfera e rivelare come l’energia viene depositata sia dalla luce del Sole che dal vento solare.
L’emissione su Marte, già presente da 40 anni intorno al pianeta, è risultata molto più intensa di quella terrestre, e si è rivelata più forte ad un’altitudine di 80 chilometri mentre variava a seconda della distanza tra il pianeta rosso e il Sole. Decifrando la struttura e il comportamento di questo strato luminoso verde dell’atmosfera di Marte, gli scienziati possono ottenere informazioni su un intervallo di altitudine che è rimasto in gran parte inesplorato e monitorare le variazioni in relazione all’attività solare.
Per comprendere meglio questo bagliore e confrontarlo con ciò che vediamo intorno al nostro pianeta, i ricercatori hanno approfondito il modo in cui è stato formato. Modellando l’emissione si è scoperto che è principalmente prodotta come anidride carbonica e suddivisa nelle sue parti costitutive: monossido di carbonio e ossigeno. Il confronto simultaneo di questi due tipi di emissione ha mostrato che l’emissione visibile era 16,5 volte più intensa dell’ultravioletto.
La visione è stata possibile attraverso gli strumenti più sofisticati dell’orbiter, il NOMAD-UVIS, e a darne notizia è stato un gruppo di ricercatori guidati da Jean-Claude Gèrard dell’Università di Liegi, in Belgio, che hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche sulla rivista Nature Astronomy.