XX Settembre, quel muro abbattuto che cambiò la storia
La storia recente e antica è fatta di muri costruiti e di muri abbattuti. Ognuno di questi “separatori” porta con se diverse storie ed a ogni sua modifica ci sono state conseguenze importanti. Di certo quello più noto, anche vista la contemporaneità, è l’abbattimento del muro di Berlino che ha di fatto posto fine alla guerra fredda.
Torniamo in Italia, dove sono innumerevoli le vie XX settembre, ma sempre più i ricordi delle scuole sono deboli e i più non ricordano cosa successe in quella data. Dobbiamo fare un salto di 150 anni, nel 1870, in una Italia parzialmente unita e ancora “menomata” della città per eccellenza: Roma. Cavour, nel suo discorso di insediamento del primo Parlamento italiano a Torino nel 1861, disse “Ho detto, o signori, e affermo ancora una volta che Roma, Roma sola deve essere la capitale d’Italia“. Garibaldi anch’esso coniò il motto “O Roma, o morte”.
Purtroppo Cavour, uno degli artefici dell’Unità d’Italia, non riuscì a vedere Roma come Capitale, perchè scomparve prima. Nel frattempo la capitale del neonato Regno d’Italia si era “avvicinata” alla città eterna e ne avevamo parlato tempo fa nel pezzo sui destini della altre capitali d’Italia.
I francesi che in un primo tempo avevano aiutato e supportato i piemontesi a perseguire l’obiettivo di allargamento del Regno per indebolire gli austriaci, avevano però promesso di difendere il Papa da qualsiasi attacco. Roma, e quel che restava dello Stato della Chiesa (il più antico Stato della Penisola Italiana), era sotto stretto presidio dei transalpini. Diversi furono i tentativi di espugnare la città eterna, fra cui quello di Garibaldi nel 1867, che si concluse con la sconfitta dei garibaldini a Mentana nella campagna romana. Le truppe franco-papaline fermarono l’avanzata italiana e spezzarono così il sogno di Cavour, ma solo temporaneamente.
Il momento propizio arrivò nel 1870, quando i francesi erano impegnati nella guerra franco-prussiana, che poi persero. La piazza di Roma era dunque rimasta scoperta dal supporto francese e anche in città proliferano le spie e i carbonari che volevano che Roma diventasse italiana.
L’esercito papalino, forte di 16.000 uomini aspettava ormai da un momento all’altro l’attacco italiano e questo avvenne la mattina del 20 settembre 1870. Il Papa, Pio IX, era ormai alle strette e seppur chiese inizialmente una strenue difese, capì che ormai il destino era segnato.
Quasi 900 colpi di cannone aprirono finalmente una breccia nelle mure che cintavano la città presso la Porta Pia (nel quartiere Nomentano di Roma) e così i bersaglieri entrarono nel cuore dello Stato della Chiesa. La battaglia fu “morbida”, primo perchè il Papa capì che non aveva più senso spargere sangue e secondo perché il regio esercito non voleva troppo attirare su di se le critiche dei cattolici.
Ci furono comunque delle vittime su entrambe i fronti, ma furono comunque molto meno rispetto a quelle delle altre battaglie. L’abbattimento di questo muro, che fu quasi più un simbolo, pose fine al secolare regno dei Papa-Re e portò a compimento il sogno di Cavour e Garibaldi.
La città divenne poi ufficialmente capitale l’anno successivo e fu il compimento di uno degli importanti tasselli del percorso di unificazione dell’Italia.