Fosfina su Venere: rianalisi la conferma, ma in misura minore
La notizia della presenza di fosfina su Venere, un indicatore affidabile che potrebbe annunciare la presenza di forme di vita, ha acceso un dibattito nella comunità scientifica.
Subito dopo la scoperta una serie di pubblicazioni, tra cui uno studio condotto dai ricercatori della NASA e apparso su Nature Astronomy, hanno messo in dubbio le analisi e l’interpretazione dei set di dati, tanto che si è resa necessaria una revisione del team originale.
L’astronoma Jane Greaves dell’Università di Cardiff che per prima ha condotto il gruppo della scoperta, ha quindi riesaminato i dati contenenti un segnale spurio che avrebbe potuto obbligare ad una visione diversa da quella originale, pubblicandone poi i risultati su arXiv e in una riunione del Venus Exploration Analysis Group (VEXAG), che ha avuto luogo lo scorso 17 Novembre.
Ebbene, sulla base dei nuovi dati ALMA, il team stima che i livelli di fosfina siano in media di circa 1 ppb, circa un settimo della loro stima precedente. Questi livelli, indicano, che probabilmente raggiungono il picco di cinque parti per miliardo (ppm) e variano nel tempo e a seconda della posizione. Se ciò fosse vero, si tratterebbe di una situazione simile a quella osservata su Marte, dove i livelli di metano aumentano e diminuiscono nel corso di un anno marziano e variano da luogo a luogo.
A conferma di tale rianàlisi, Rakesh Mogul, biochimico della California State Polytechnic University di Pomona e i suoi colleghi, hanno riesaminato i dati della missione Pioneer Venus della NASA, trovando prove di fosforo. Ciò potrebbe essere la prova della fosfina o di qualche altro composto del fosforo, sebbene Mogul e il suo team ritengano che la fosfina sia il candidato più probabile.
I nuovi risultati, seppur modificati rispetto alle stime iniziali, rappresentano una quantità ugualmente impossibile da raggiungere da processi naturali come il vulcanismo o i fulmini.
Un arcano che potrebbe essere definitivamente svelato con le future missioni spaziali e con l’avvento dei nuovi telescopi.