Subsidenza: 1/5 della popolazione mondiale vive in aree a rischio
I processi erosivi intaccano da miliardi di anni la superficie emersa dei continenti, tendendo a poco a poco a spianarli. Le particelle detritiche che ne derivano finiscono per accumularsi negli oceani, stratificandosi.
Lo spessore dei sedimenti sui fondali oceanici non è ovunque lo stesso: in alcuni punti sono stati trovati sedimenti di pochi centimetri di spessore, in altre zone sedimenti potenti anche parecchie centinaia di metri; in certe aree della superficie terrestre affiorano strati di sedimenti rocciosi che superano anche gli 800 metri.
- Perché questa disparità di spessori?
- Com’è possibile che abbiano potuto depositarsi oltre 15.000 metri di sedimenti, se oggi le maggiori profondità oceaniche misurano circa 11.000 metri?
IL CONCETTO DI SUBSIDENZA
Fu Charles Darwin che, alla fine del secolo scorso, enunciò la teoria secondo la quale in certe zone degli oceani il fondale si abbassa in modo lento e continuo: è, cioè, soggetto a subsidenza.
Tale fenomeno è legato in parte a equilibri isostatici dovuti a potenti accumuli di sedimenti sui fondali oceanici, che appesantiscono la crosta e concorrono ad accentuarne lo sprofondamento, e in parte agli effetti di un’adeguata attività tettonica: esso non può continuare all’infinito ma ha un’evoluzione caratteristica.
LA PIANURA PADANA
Come risultato della subsidenza si originano particolari bacini di forma allungata e stretta, le geosinclinali che, sono spesso interposte a catene montuose. Tipici esempi di subsidenza sono quelli che si sono verificati e si verificano attualmente nella Pianura Padana.
Essa è situata tra due catene montuose, le Alpi e gli Appennini, in lento movimento verso l’alto: ciò ha costretto la Pianura Padana a un movimento di sprofondamento.
Tale abbassamento dovuto alla subsidenza è stato compensato in parte dal notevole apporto di materiale detritico dal fiume Po e dai suoi affluenti, ma è tuttora in atto, soprattutto nella zona più orientale della Pianura.
In particolare, nella zona di Ravenna, il fenomeno della subsidenza ha raggiunto la velocità di parecchi centimetri all’anno e ciò è da imputare anche all’irresponsabile azione antropica che, estraendo dal suolo un’eccessiva quantità di acqua per le aumentate necessità delle sue industrie, ha favorito la compattazione dei sedimenti.
UN MODELLO PREDITTIVO
Ora, un team internazionale di scienziati, basandosi su quest’ultimo fattore, ha creato un modello in grado di generare stime sul rischio legato alla subsidenza.
Nel lavoro pubblicato su Science, i ricercatori hanno fatto luce sul fenomeno e sui rischi legati alle aree ad alta popolazione.
Molte aree del mondo riscontrano problemi di questo genere, come ad esempio Giacarta, la capitale dell’Indonesia, dove il governo locale mostra preoccupazione per le crepe nelle fondamenta degli edifici ormai instabili.
E poiché la subsidenza può manifestarsi con crolli improvvisi generando le note doline, il rischio di cogliere impreparata la popolazione è elevato.
Per raggiungere l’obiettivo prefissato, gli scienziati hanno prima ottenuto i dati che descrivono il cedimento che si è già verificato o che si sta verificando; hanno quindi ottenuto dati da diverse fonti che descrivono:
- la geologia;
- le condizioni climatiche;
- la suscettibilità alle inondazioni, alla siccità e alle attività umane come il pompaggio di acqua dal suolo per rifornire città o grandi attività agricole.
ACCURATEZZA E RISULTATI
Infine hanno utilizzato il modello per fare previsioni in aree confrontabili con i risultati del mondo reale, testandone l’accuratezza che poi è risultata del 94%.
Grazie al lavoro, sono state quindi realizzate mappe del globo che mostrano le aree più a rischio, scoprendo che un quinto della popolazione mondiale, specie in Asia, vive con un pericolo elevato.