Rinnovabili e bilancio energetico: a che punto sono le Regioni italiane?
Analizzando gli ultimi dati energetici regionali disponibili di Terna (società che gestisce il dispacciamento dell’energia in Italia) è interessante capire a che punto sono le varie Regioni d’Italia stilando una sorta di classifica green. Per quanto riguarda le energia rinnovabile, la sfida sulla produzione più pulita la vince la Valle d’Aosta con quasi la totalità della sua produzione in energia pulita, segue il Trentino Alto Adige e una sorprendente Umbria. Dunque tre regioni che non hanno sbocco al mare, se la cavano bene in tema di energia green. Chiudono questa speciale classifica l’Emilia-Romagna, il Lazio e la Liguria, quest’ultima si trova addirittura sotto il 10% di rinnovabili e la produzione da fonti fossili le fa da padrone nel paniere energetico regionale. Dunque per alcune regioni la strada è ancora tutta in salita per lasciarsi alle spalle le energie tradizionali. Sempre nel campo rinnovabili ogni regione ha una sua tecnologia di “prediletta” che è ovviamente legata alle peculiarità del territorio in cui è inserita.
Testa a testa fra idroelettrico ed eolico, ma la ormai secolare tecnologia che sfrutta l’acqua resta la regina d’Italia con 9 regioni su 20 dove prevale sulle altre tecnologie rinnovabili. C’è comunque una sorta di spaccatura, il Nord con le sue montagne e gli scarsi venti costanti le rinnovabili sono in gran parte idroelettrico, mentre al Sud con venti più costanti prevale l’eolico. Fa eccezione l’Abruzzo, la regione del Sud, che è però molto simile per territorio alle regioni alpine. L’energia solare, fra le rinnovabili, prevale solo nelle Marche e nel Lazio, mentre la Toscana è regina della Geotermia, con l’importante sito di produzione noto in tutto il mondo di Larderello, mentre l’Emilia-Romagna, con i suoi allevamenti e siti produttivi agricoli, è regina delle biomasse. Passiamo ora ad analizzare l’eventuale surplus o deficit energetico totale (sia rinnovabile che fonti tradizionali) rispetto alla domanda di energia. Ci sono regioni molto energivore e per la propria produzione industriale non è sufficiente “l’auto-produzione” , e quindi necessitano di importarla da altre Regioni o dall’estero. Questa speciale classifica la vince Calabria con una produzione energetica interna di quasi 3 volte maggiore di ciò che consuma, segue ancora la Valle d’Aosta, che gioca dalla sua anche una totale produzione di energia da fonti rinnovabili, chiude il podio Molise; queste due ultime regioni, solo le più piccole, ma sono indipendenti dal punto di vista energetico. In forte deficit energetico sono invece Umbria, Marche e Veneto, regioni, che necessitano invece di importare energia, per oltre metà della loro domanda.
Fra le grandi regioni industriali del nord solo il Piemonte riesce a soddisfare la sua domanda, grazie alle grande produzione di energia idroelettrica, mentre il Friuli si avvicina al pareggio, lontane le altre regioni della pianura padana. Le Regioni più produttive del Sud, hanno la Puglia in surplus, mentre la Campania molto lontana dal pareggio.
Dunque anche in campo energetico ci sono forti differenze energetiche, ma anche in questo campo le differenze sono fortemente influenzate dalle diverse peculiarità del territorio italiano. Il quadro è dunque molto differenziato, e i dati sembrano premiare le aree più montane e meno densamente abitate del Paese, che sono più green e più indipendenti dal punto di vista energetico.