L’Italia violenta, vista con gli occhi di oggi
Il titolo del pezzo voleva essere “gli anni di piombo, visti con gli occhi di oggi”, ma pensandoci bene la definizione degli anni di piombo si circoscrive alle violenze avvenute in Italia da fine anni ’60 fino agli anni ’80, ma di certo non si conclusero con quel decennio. Ci sono anche gli inizi degli anni ’90 dove la cronaca ha continuato a parlare di stragi e violenza, in particolare con gli attentati di Mafia. Il tutto era accomunato dalla cosiddetta “strategia della tensione”.
Questo periodo storico non è di certo un periodo che si studiava a scuola, almeno ai miei tempi, e neppure è stato vissuto dai millenials (o generazione Y) negli anni più caldi; se non nella parte finale. Ci giungono racconti un pò annebbiati da chi li ha vissuti, ogni tanto qualche speciale in TV ne parla ad ora tarda e si trovano parecchi libri e film, ma quale fu davvero la sensazione di chi ha vissuto quel periodo?
Documentandosi un pò sui fatti dell’epoca, i giornali, quasi quotidianamente, non facevano altro che parlare di morti e sparatorie. Insomma agli occhi di oggi sembra che fosse un vero e proprio far west. Non è facile oggi riuscire ad entrare in quegli anni e dare una interpretazione. Motivi politici, economici, sociali; gli aspetti sono plurimi e dargli un solo contenitore è forse anche riduttivo.
Il contesto di quegli anni, a livello internazionale, era guidato di fatto dalla guerra fredda e cioè l’antagonismo fra il mondo atlantico e quello sovietico. L’Italia si trovava in una situazione particolare seppur considerato un paese “atlantico”, aveva diversi legami con il mondo sovietico più che qualsiasi altro paese del blocco occidentale. Il mondo stava anche vivendo la famosa rivoluzione del ’68, dove i costumi cambiarono radicalmente a colpi di contestazioni e manifestazione di massa. Il mondo si lasciava via via alle spalle il dopo guerra per entrare in una nuova dimensione accompagnata anche da un boom economico generalizzato, che non sarebbe durato però a lungo e avrebbe lacerato la società.
L’Italia, che stava ripartendo alla grande con il boom, aveva probabilmente delle istituzioni deboli, che in qualche modo lasciarono un vuoto di potere, nel quale si infilarono diversi elementi eversivi (si rischiò anche il colpo di stato nel 1970). La struttura governativa del nostro Paese è ancora oggi, figlia della paura delle dittature, e spesso può risultare ingessata. Di certo è una sicurezza per evitare brutti ricordi, ma in certi casi l’azione politica può risultare inefficace (lo vediamo anche oggi).
I gruppi politici di destra e sinistra, i movimenti di lotta, la criminalità organizzata, i servizi segreti, la politica deviata, le logge massoniche, gli interessi internazionali sono mondi fra loro spesso lontani anni luce, ma spesso trovarono un punto in comune con azioni congiunte. Di fatto un mondo vecchio lottava contro un mondo nuovo, con successi alterni. Parlando di numeri, secondo Dataroom di Milena Gabanelli, si parla di 370 vittime cadute sotto attacchi terroristici, caduti in scontri di violenza politica o per bombe. A pagare lo scotto più alto furono le forze dell’ordine, con 78 vittime. Se a questi numeri aggiungiamo anche le vittime della criminalità organizzata arriviamo certamente a ben oltre 1.000 vittime.
Possiamo citare diverse stragi, note come ad esempio quella di Piazza Fontana o quella della Stazione di Bologna, ma ci sono anche tutti gli eventi di singoli omicidi che resteranno forse dimenticati, se non ricordati da qualche targa ormai scolorita. Ci sono anche le vittime eccellenti come l’onorevole Moro, oppure il Generale Dalla Chiesa, scampato al terrorismo degli attentati politici, ma poi caduto sotto i colpi d’arma da fuoco di cosa nostra. Chiudono un pò questo tragico periodo storico gli attentati a Falcone e Borsellino e le ultime bombe di mafia. Dopo quel periodo si aprì una nuova era per l’Italia con Mani Pulite e il carcere duro che accompagnarono la nascita della cosiddetta “seconda Repubblica”.
Come avete visto non si è voluto entrare nel dettaglio e non si è voluto parlare di nessun colore politico o di nessuna organizzazione. Risulta davvero difficile l’opera di sintesi di quel periodo e viene difficile oggi interpretare in modo oggettivo i fatti, senza non farsi trascinare in facile faziosità. Una cosa è però certa. Le vittime, anche spesso finite in mezzo per caso o perchè stavano svolgendo un compito di servizio, non hanno colore. Fu un periodo di violenza che oggi va condannata senza se e senza ma, seppur qualcuno ancora oggi lo vuole giustificare. L’Italia visse, anche forse un pò inconsciamente, un periodo di estrema brutalità che oggi ci appare davvero cupo con dettagli macabri che forse neppure un romanzo criminale. Una tragica e complessa storia di una Repubblica, che forse allora era ancora acerba è ha pagato a caro prezzo la sua adolescenza.
Fonti consultate: Archivio Storico La Stampa, Dataroom Corriere della Sera.