Nelle viscere del geyser Steamboat
Gli scienziati dell’Università dello Utah hanno avuto l’opportunità di dare uno sguardo senza precedenti alle caratteristiche del geyser Steamboat, nel Parco Nazionale di Yellowstone.
Nonostante l’area risulti sotto costante monitoraggio, la scienza non sa fornire risposte in merito alle differenze esistenti tra un geyser regolare (come Old Faithful) ed uno irregolare (come Steamboat).
Quest’ultimo, infatti, erutta acqua bollente sino ad un’altezza record di 90-110 metri con cadenza fortemente irregolare. Chi ha assistito ad una sua eruzione descrive un rombo simile ad un motore a reazione, ma come detto non è semplice assistervi: i suoi periodi di attività, infatti, possono interrompersi per decenni.
NELLE VISCERE DEL GEYSER
I ricercatori hanno dispiegato strumenti sismici in modo non intrusivo per visionare la sua struttura idraulica in profondità. Si tratta di strumenti grandi quanto un pallone che possono essere utilizzati per lungo tempo. Sono capaci di rilevare ogni piccolo movimento del terreno, comprese le vibrazioni dei turisti e creare una sorta di TAC con immagini del sottosuolo.
I risultati hanno mostrato che i canali sotterranei e le fessure che compongono Steamboat Geyser si estendono per almeno 140 m. E sono molto più profondi dell’impianto idraulico dell’Old Faithful, che è di circa 80 m.
Tuttavia, non è stata individuata alcuna connessione diretta con Cistern Spring, una sorta di piscina naturale che si svuota alle sue eruzioni. Secondo gli scienziati, una connessione potrebbe però trovarsi più in basso, anche perché non può trattarsi di un caso.
Probabilmente, essa avviene attraverso piccole fratture o pori nella roccia che non sono rilevabili utilizzando i segnali sismici registrati dai ricercatori.
L’idea è quella di comprendere al meglio il tremore idrotermale ed effettuare un sistema di monitoraggio a lungo termine, al fine di essere in grado di prevederne le eruzioni.
Al momento il geyser è in una fase attiva, come dimostra l’eruzione dello scorso 3 Marzo.
Quando diventerà meno attivo in futuro, essi ridistribuiranno i sensori sismici per ottenere una linea di base di come appaiono i periodi non attivi.
Quindi sarà possibile monitorare i dati provenienti dalle stazioni sismiche in tempo reale e valutare similitudini e differenze tra le sorgenti.
I risultati sono pubblicati nel Journal of Geophysical Research-Solid Earth.