Published On: Sab, Mar 27th, 2021

Fulmini sempre più numerosi nell’Artico

Man mano che ci si sposta nelle aree più fredde del pianeta i fulmini divengono sempre meno comuni. Il freddo, infatti, fornisce meno energia a disposizione per caricare elettricamente i cristalli di ghiaccio nelle nubi.

Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, le temperature nell’Artico stanno aumentando tre volte più velocemente rispetto al resto del mondo, causando un conseguente aumento del numero di scariche elettriche.

LO STUDIO

Un team combinato di ricercatori dell’Università di Washington e dell’Università di Otago ha scoperto che i fulmini nell’Artico sono aumentati notevolmente negli ultimi dieci anni. Nell’articolo pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters, il gruppo descrive lo studio dei dati del World Wide Lightning Location Network (WWLLN) e ciò che hanno scoperto.

I fulmini

I membri del team a Washington hanno incentrato lo studio sul confronto tra aree al di sopra dei 65° di latitudine Nord, in particolare tra Canada, Siberia, Alaska e Oceano Artico.
I dati, principalmente nei mesi estivi, hanno mostrato che il numero medio di fulmini in un dato anno per l’intera regione è passato da circa 18.000 a oltre 150.000. In termini percentuali dallo 0,2% di tutti i fulmini del pianeta nel 2010, allo 0,6% del 2020.

Preoccupati che il massiccio aumento derivasse dai miglioramenti tecnologici, i ricercatori si sono adeguati alle differenze dei sensori confrontando i fulmini in altre parti del mondo e nello stesso arco temporale, rilevando risultati pressoché identici.

I ricercatori suggeriscono che, oltre a fornire un promemoria del riscaldamento del pianeta, le loro scoperte influenzeranno i gestori del territorio nell’Artico a intensificare l’approccio alla gestione degli incendi boschivi che derivano dall’aumento dei fulmini.

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.