Published On: Mer, Mag 12th, 2021

Il viaggio nella conoscenza

La sofferenza dell’esistenza, nel nostro passaggio terreno, un pellegrinare lungo una vita, ci fa accumulare vissuti, ci dà forza, emozioni, pensieri ed esperienze da vivere e rielaborare. Il dolore del pellegrinaggio terreno e l’esistenza, in conseguenza al dolore, di un riscatto fatto di conoscenza e forza, non sono però prerogativa della religione cattolica.
Il “padre” della formulazione “dalla sofferenza alla conoscenza” (pathei mathos) è infatti Eschilo, che nella prima tragedia della triade Orestea, l’Agamennone, illustra per bocca del coro come i patimenti umani portino ad una reale esperienza di accrescimento. Era il quinto secolo avanti Cristo. Se si vuole già Esiodo disse che “lo sciocco impara a suo danno” ma l’affermazione del coro miceneo è ben più elaborata ed è stata ripresa dalla letteratura in molti frangenti, che sarebbe bello citare, scoprire e sviluppare nel nostro breve passaggio (che ci porta, sperabilmente, verso la conoscenza).
La digressione più suggestiva che mi torna alla mente è il famoso incipit di Anna Karenina “Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. La sofferenza ha dunque mille sfaccettature, che probabilmente la arricchiscono e la rendono infinitamente più formativa e interessante di una banale felicità.

Un’identità errante di Matteo Vicentini

Anche camminare, esporsi, uscire dalla propria confort zone, può essere vista, oltre che come performance fisica, anche come un mettersi alla prova ricco di significati, di introspezione. Un modo di pensare a sé stessi ed al proprio posto all’interno della società e del Mondo. Forse l’improvvisa immobilità di un Mondo che fino a ieri accelerava senza sosta, potrà far emergere, nel new deal che auspichiamo ed ancora tarda a venire, una vocazione all’erranza, al lento movimento, alla valorizzazione del viaggio in sé non solo come stato interstiziale, ma come luogo cangiante con struttura, senso e contenuti.

Se è vero che errare humanun est, cerchiamola questa erranza, questa perdita di tempo, questa riflessione che, dal dolore, dal lutto, dallo smarrimento, può portarci ad una crescita su tanti fronti. L’identità errante, che ispira la mia “opera prima”, vorrebbe condurre ad una riflessione, e magari spingere a tentare, a qualsiasi età, quello che, con un linguaggio più pop, può essere pensato come uno walk of life, un passo in avanti verso quanto ci offre il Mondo, quello che i credenti chiamano Creato.

Ognuno a proprio modo, con gli strumenti culturali, fisici, sensoriali che ci contraddistinguono, potremo godere di tutto quanto sta ancora là fuori, esperirlo su diversi piani, in diversi modi, con nuovo slancio ed entusiasmo, consapevoli che la sofferenza, fisica, mentale o sociale può dar luogo ad un insegnamento di qualche tipo. Non so se ne usciremo migliori, ma sono certo che ci dovremo provare, e sono altresì certo che gli strumenti li abbiamo a disposizione.

Un’identità errante di Matteo Vicentini, Edito da Erickson

About the Author

- ingegnere per l’ambiente ed il territorio, laureato a Trento, si è sempre occupato di progettazione idroelettrica, mercato dell’energia, idraulica ed ambiente. Ha numerose esperienze lavorative internazionali (Brasile, Africa centrale, Australia) ed una passione per la geografia e la cultura classica. Questa passione lo ha portato a laurearsi in geografia nel 2020 con una tesi sugli itinerari culturali. Velleità da periegeta e da geografo naïve non lo distolgono dal grande obiettivo di sensibilizzare le persone rispetto al tema dell’energia, della sua produzione, del risparmio ed in un’ultima analisi della strategica importanza che questa commodity riveste. Il progetto GeoMagazine lo ha convinto sin dall’inizio e, oltre che alla produzione di articoli tra scienza e contaminazioni umanistiche, a rivestire il ruolo di editore di questa pagina di comunicazione scientifica ed ambientale, con l’obiettivo di renderla un canale di informazione imparziale ed obiettivo, lontano da semplificazioni, sottintesi e qualunquismo. Un canale che si rivolge ad un pubblico variegato in termini di età e formazione, ma che si pone una regola ferrea: analizzare i problemi, suffragarli, e spiegarli in modo semplice. Lo story telling che si può invece scorgere negli articoli più leggeri vuole essere una posa di positivismo ed un’ispirazione verso mondi inesplorati, fuori e dentro di noi.