PCR: quando la scienza invade il linguaggio comune
Da ormai un anno a questa parte il termine scientifico PCR è sulla bocca di tutti. Spesso quando richiediamo un test affermiamo di voler un test molecolare o PCR. Insomma la PCR è ormai entrata nel linguaggio comune, ma cosa significa questo termine e perché è tanto famoso in biologia?
Con il termine PCR si intende la tecnica chiamata Polimerase Chain Reaction e si riferisce ad una delle tecniche che hanno rivoluzionato il mondo della biologia dagli anni ’90 ad oggi. Il suo inventore Kary Mullis fu insignito del premio Nobel per la chimica nel 1993 proprio per la messa a punto di questa tecnica.
Ad oggi la PCR è largamente usata in tutti i laboratori in cui si manipolano DNA o RNA. Questa tecnica infatti permette di ottenere in pochissimo tempo miliardi di copie, complete o parziali, di uno specifico campione di DNA o RNA (qRTPCR). La vera rivoluzione di questa tecnica sta nel permettere a ricercatori o operatori sanitari di partire da piccole quantità di DNA per ottenerne una grandissima quantità che si potrà poi manipolare o studiare.
Questa tecnica non solo ha facilitato il lavoro di milioni di ricercatori nel mondo, ma ha consentito anche di effettuate test genetici rapidi senza utilizzare troppo materiale, ha permesso di utilizzare piccolissime quantità di DNA antichi per poterli studiare al meglio. Grazie alla PCR siamo in grado di identificare la paternità o la maternità. Inoltre ad oggi la PCR viene anche utilizzata per risolvere alcuni delitti in cui vi sono presenti piccole quantità di DNA da prelevare dalla scena del crimine. La tecnica permette di partire da piccole quantità di materiale genetico ed amplificarle in maniera esponenziale utilizzando un enzima e una serie di cicli a diversa temperatura. Insomma possiamo definire la PCR come una tecnica che ci permette di “fotocopiare” il DNA e di ottnerne migliaia di copie.
Durante l’emergenza Coronavirus il termine PCR è stato largamente usato anche al di fuori dei laboratori. Per spiegare in modo semplice come viene impiegata la PCR per identificare la presenza di infezione da Covid-19 possiamo dire che, dopo il prelievo di cellule effettuato col tampone, la tecnica PCR permette di capire se il paziente ha contratto o no il Covid, amplificando la porzione di RNA derivante dal virus, solo se questa è presente. Solo se all’interno delle cellule del paziente è presente il materiale genetico del virus, allora la PCR sarà in grado di identificare la sua presenza, senza prelevare un eccessivo numero di cellule. E’ per questo che è necessaria solo la quantità minima di cellule prelevate col tampone.
Da oggi in poi quando richiederete un test PCR pensate che chi analizzerà il vostro campione sta utilizzando qualcosa che ha letteralmente rivoluzionato la scienza e che ha permesso si identificare la presenza del Covid19 nei pazienti, con una tecnica per nulla invasiva.